Per il Museo MUBIA di Monterotondo Marittimo (GR), abbiamo realizzato una ricostruzione 3D animata dell’area geotermica delle “Biancane”. Questo progetto si inserisce in un’installazione video interattiva all’interno del museo, pensata per coinvolgere i visitatori in un viaggio immersivo attraverso la storia e la geologia del territorio. La nostra ricostruzione offre contenuti informativi che possono essere esplorati tramite una selezione di video tematici, ognuno dedicato a diversi aspetti delle formazioni geologiche locali e dei fenomeni naturali unici che caratterizzano l’area. Grazie alla combinazione di modellazione 3D avanzata e animazione, l’installazione porta in vita una delle aree più suggestive della Toscana, trasformando l’esperienza museale in un’opportunità di scoperta interattiva.
Per sviluppare questo progetto, abbiamo utilizzato Unreal Engine, il motore grafico alla base di molti videogiochi di fama mondiale. Questa tecnologia ci ha permesso di ottenere un realismo elevato e di garantire prestazioni fluide nell’interazione del pubblico con l’installazione. Unreal Engine si è rivelato uno strumento ideale per coniugare qualità visiva e interattività, offrendo un’esperienza coinvolgente e intuitiva.
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Evoluzione attraverso i secoli del palazzo del Vescovado di Feltre che oggi ospita il Museo Dicoesano di arte sacra.
Presentiamo un lungo lavoro elaborato per l’architetto progettista del recupero di questo importante edificio feltrino, Gloria Manera: un video che racconta l’evoluzione del vescovado attraverso i secoli, dal XIII secolo ad oggi. Nel video, alle numerose animazioni digitali si mescolano alcune foto significative, il tutto accompagnato dal racconto della voce dell’architetto. Il video è visibile presso il Museo Diocesano di arte sacra a Feltre(BL) ma potete vedere un breve “racconto” da questa pagina.
Secondo gli esperti, prima del palazzo vescovile, esistevano già due torri o caseforti, che svettavano sopra il turrito colle roccioso in scaglia rossa di Feltre: un luogo ideale e riparato dove insediare la nuova sede episcopale.
Acquisito il sito i primi interventi alla struttura, ad opera del vescovo Villalta, furono erigere una solida muratura di contenimento a margine del colle, mentre a nord vengono collegate le due torri con un alto muro. Successivamente l’ingresso principale fu protetto con nuove strutture. Il vescovado mantiene ancora tutto l’aspetto di un castello.
Un importante terremoto che colpisce Veneto e Friuli fa crollare alcune parti dell’episcopio, specialmente nel lato della torre ovest.
Si rendono necessarie opere di ricostruzione che si protraggono nel tempo fino al primo ‘400. L’edificio si amplia decisamente verso sud occupando gran parte del piano terrazzato, mentre ad ovest viene eretto un nuovo volume porticato. i detriti derivanti dal crollo vengono sistemati a nord, così da creare una rampa che porta al nuovo ingresso, situato alla base della torre ovest. Nella corte viene costruito un portico con due grandi arcate ogivali, visibili ancora oggi nella sala conferenze.
Nella prima parte del ‘400 viene costruito un arioso loggiato composto da 5 arcate che si affaccia sulla città. Serviva come zona filtro per arrivare alla nuova cappella, la più antica finora rilevata in questo sito. Ad ovest il volume porticato viene rialzato di un piano, ed ospita una nuova sala d’udienza munita di camino.
Nella seconda metà del ‘400, solo la guida del vescovo Fasolo, l’episcopio cambia profondamente: vengono chiuse le parti a sud, formando con la torre est una zona residenziale. Nell’area della corte vengono realizzati ariosi ambienti interni, mentre si realizza un nuovo ingresso a nord. Grazie alle belle aperture trilobate e alle bifore, la struttura assume i caratteri di palazzo veneziano.
Nella prima parte del ‘500 si insedia il vescovo Pizzamano e fa realizzare un imponente affresco, visibile ancora oggi nell’androne. Pochi anni più tardi, nel 1510, un devastante incedio colpisce la città di Feltre, coinvolgento anche il vescovado. Va a fuoco principalmente la parte ovest, e nel rogo si perdono anche i preziosi documenti dell’archivio vescovile.
I lavori di ristrutturazione partono subito e per motivi statici si chiude il loggiato. Lì, vengono realizzate le stanze private del vescovo, decorate con grottesche e tappezzerie dipinte. Siamo sotto la gestione dei vescovi Campeggi, dutante la quale vengono realizzati numerosi interventi decorativi negli spazi interni. Il volume ad ovest viene nuovamente rialzato di un piano, le nuove aperture sono decorate in pietra con arco a tutto sesto. Al piano terra della torre ovest viene realizzato il belvedere.
In questo periodo il palazzo subisce una grande ristrutturazione ad opera dei vescovi Rovellio e Gradenigo: l’intento era quello di dare al vescovado un aspetto rinascimentale e più omogeneo. Per fare questo vengono realizzati interventi strutturali e correzioni ottiche: i solai dei vari corpi vengono portati allo stesso livello, viene data omogeneità alle aperture a nord e a sud, vengono spostate le porte all’interno e viene costruita una grande scalinata. Entrambi i vescovi lasciano traccia del proprio operato con numerosi stemmi ed iscrizioni disseminati per il palazzo, sottoforma di dipinti ed incisioni su pietra
Il vescovo Gera, nella seconda metà del ‘600, fa ristrutturare gli intonaci esterni e realizza una torretta ad ovest. Essa contiene i servizi, elegantemente decorati con tralci di fiori. A sud vengono dipinte cornici e gigli, emblema del suo casato, e pone uno stemma in pietra con una lapide, a memoria dell’opera eseguita.
Le grandi opere strutturali sono ormai terminate, ed il vescovado arriverà ai giorni nostri più o meno come lo vedevano nel ‘700. Internamente viene realizzata una cappellina privata, ornata di stucchi, pavimenti in seminato, con uno stemma centrale raffigurante tre rose, emblema del vescovo Minucci. Viene realizzata anche una raffinata decorazione della camera, tutta rivestita in legno, che ripropone i meandri floreali tipici dell’epoca.
In questo secolo vengono aggiunte decorazioni in varie sezioni del palazzo.
Nel ‘900, dpo le guerre ei relativi danni, si apportano modifiche per le nuove destinazioni d’uso. Si applicano soffittature, divisori interni, nuove intonacature. Vengono aggiunti servizi ed una nuova scala in graniglia. Poi sopraggiunge l’abbandono.
Oggi il palazzo vescovile, a distanza di vent’anni dal primo progetto, ospita il Nuovo Museo Diocesano di Feltre e Belluno(Inaugurato l’11 maggio 2018), che in 27 sale ospita un elevatissimo nunero di opere d’arte di enorme importanza. Uno straordinario lavoro di restauro ad opera di monsignor Giacomo Mazzorana, direttore del museo, Gloria Manera, architetto che ha seguito i lavori con il supporto tecnico dell’ingegner Siro Andrich, Tiziana Conte, conservatrice che ha selezionato de opere da destinare al Museo e ne ha seguito i restauri, affiancata da numerosi esperti.
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Descrizione breve del progetto
Modelli 3D con un alto livello di dettaglio, ideali per l’inserimento in progetti visuali ad alto impatto emozionale e foto realistici
DI seguito alcuni esempi.
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Abbiamo realizzato un video di animazione 3D dove viene illustrato il funzionamento di un’officina laterizia romana, composta da una fornace, due pozzi, una cava per l’estrazione dell’argilla e una vasca in mattoni per la lavorazione di quest’ultima.
Di seguito vi proponiamo due immagini significative del lavoro svolto, dove si può vedere come era strutturata l’officina.
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All’interno del nuovo museo di Marsala trovano spazio tre nostre installazioni video, che presentiamo in tre successivi articoli.
Abbiamo realizzato ben 250 metri di strada romana, il decumano principale di Marsala, di cui resta traccia solo per quanto riguarda il basolato stradale, cioè le pietre che formano la via.
Sono stati riprodotti alcuni negozi dell’epoca, palazzi ravvicinati, si intravedono i cardi che intersecano il decumano.
Il video racconta la genesi della nostra ricostruzione, che è stata inserita poi in un video più completo e descrittivo che sarà visibile all’interno del museo.
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Ravenna da Augusto a Giustiniano: Ricostruzioni digitali per comprendere la città.
Presentiamo un corposo lavoro elaborato per la fondazione Ravennantica e l’Accademia di Belle Arti di Ravenna: la storia delle modificazioni urbane e territoriali delle città di Ravenna e Classe dal I al VI secolo d.C. raccontate attraverso delle vedute aree di un’area di oltre 60 kmq. Il materiale è visibile presso il museo TAMO a Ravenna e nel sito www.museotamo.info.
Ravenna viene scelta da Ottaviano Augusto come sede della seconda flotta militare, la Classis Ravennatis. Alla flotta ravennate viene assegnato il compito di sorvegliare il Mediterraneo orientale: l’Adriatico, lo Ionio, l’Egeo.
Città federata legata a Roma da un trattato di alleanza per motivi logistico e politico, si trova a ridosso della linea di costa ed è inserita nel sistema delle lagune del delta padano. Questo la collega attraverso il Po ai principali centri della pianura padana, sino a Torino, e attraverso le lagune adriatiche sino ad Aquileia.
Per collegare il Po al bacino portuale viene strutturata la Fossa Augusta di cui parla Plinio il Vecchio, che fu prefetto della flotta di Miseno. La presenza di diecimila militari accresce il potenziale del territorio agricolo circostante, soprattutto le aree centuriate a sud e ovest della città, sviluppando una intensa e florida economia agraria. Per desiderio dell’imperatore Tiberio Claudio, viene eretto un arco trionfale, meglio noto come Porta Aurea rivolto verso il bacino portuale.
La città di Ravenna, nel corso del II secolo conosce un momento di frenetica attività militare, a causa della guerra che Traiano si trova a combattere sul confine orientale dell’impero, finalizzata a contenere le spinte delle popolazioni della Pannonia e della Dacia.
Numerosi classiari, della flotta pretoria ravennate, come testimoniano i loro documenti funerari, provengono da quelle zone e hanno grande conoscenza della navigazione fluviale. Molti vengono dislocati nei territori di guerra e si rende necessario anche un distaccamento stabile di Ravennati sul mar Nero.
La costruzione dell’acquedotto, lungo il corso del Bidente-Ronco, porta finalmente l’acqua potabile a Ravenna.
Rispetto all’antico oppido di origine repubblicana la città si estende maggiormente verso oriente, al di là del Padenna, sistemato da Augusto per la navigazione interna della flotta, e verso settentrione, oltre il Flumisellum. L’incremento del sobborgo di Cesarea, che collega Ravenna a Classe, è fortemente legato alla presenza e alle attività degli impianti portuali.
Il III secolo è considerato un periodo critico dal punto di vista politico ed economico.
Questi fattori causano una prolungata anarchia militare, legata a devastanti invasioni di popolazioni barbariche, che si verificano soprattutto nella seconda metà del secolo.
Il governo della Tetrarchia, durante la riorganizzazione dell’impero voluta da Diocleziano, Ravenna riesce a rimanere attiva grazie al suo porto e tramite la navigazione endolagunare garantisce il collegamento commerciale con Aquileia e le regioni settentrionali, come indica l’editto sui prezzi.
La flotta è ancora al servizio imperiale anche se, una parte viene trasferita a Costantinopoli, la “nuova Roma” fondata da Costantino I nel 330.
A Ravenna, sono documentati incendi, abbattimenti e distruzioni di edifici privati urbani: un incendio devasta la domus su cui venne poi eretto il palazzo imperiale già nella seconda metà del II secolo; mentre risale all’inizio del IV secolo l’abbandono della domus d’età augustea addossata alle mura repubblicane.
L’acquedotto e le fogne sono fra i primi servizi a cadere in disuso, con forte degrado della vita urbana; anche le acque dei canali interni alla città risentono della perdita di costante controllo delle attività idriche.
Ravenna, divenuta capitale, si dovrà aspettare la fine del IV secolo perché abbia un nuovo aureo sviluppo.
Nel 402 d.C. Ravenna diviene capitale dell’impero romano d’occidente. Il trasferimento della corte genera investimenti e crescita, mentre tutte le altre città italiane incominciano la loro lenta, o repentina decadenza. Dal nuovo status di capitale la città riceve nuovo impulso e destina le sue energie nel definire un nuovo impianto urbanistico fondato su una grande attività edilizia pubblica, investendo sulle strutture e sulle attività portuali.
Gran parte delle attività funzionali e di governo convergono lungo l’asse costituito dalla Platea Maior, ossia il tratto urbano della via Popilia, e il corso del Padenna – Fossa Augusta, che, per il progressivo interramento dei bacini interni, avvenuto per cause naturali e per la mancata manutenzione, viene ripensata l’articolazione della città. Le strutture portuali sono gli arti di questo sistema. Il porto di nord est è la porta verso l’insicuro settentrione, mentre il porto di Classe, detiene il ruolo di scalo più importante nei rapporti con l’Oriente.
Ravenna viene chiusa entro le mura.
Classe assume una sua autonoma identità urbana e commerciale, anch’essa cinta dalle mura, mentre il sobborgo di Cesarea, da sempre legato al rapporto funzionale tra la città e Classe, si struttura con una propria identità funzionale e residenziale. Ravenna viene eletta capitale dell’impero romano d’occidente come roccaforte difensiva.
Nel VI secolo Ravenna è capitale del regno dei Goti con Teodorico e successivamente centro dell’amministrazione bizantina in Italia. (dal 540 fino al 751)
La città è ancora preziosa, per varie ragioni la sua posizione rimane strategica; i benefici apportati dalle infrastrutture realizzate nel secolo precedente sono ancora validi; è ancora attiva una tradizione militare navale di lungo corso e l’impianto della città, pensato per ruoli di grande importanza nel secolo precedente, viene consolidato con nuovo fervore costruttivo. In definitiva rimane sotto la dipendenza politica di Costantinopoli, Teodorico inquadra la propria opera edilizia nella tradizione politica romana del Principe, attraverso l’attività di restauro e di recupero. È in quest’ottica che si procede, per esempio, al restauro dell’acquedotto realizzato al tempo dell’imperatore Traiano, e di altri monumenti ed edifici romani, come la basilica di Ercole.
Se per Sidonio Apollinare nel V secolo Ravenna è una città duplice, nel VI secolo Giordane (Getica, 151) la descrive come una città tripartita, ossia composta da Ravenna, dal sobborgo di Cesarea e da Classe. Gli edifici di culto al servizio della comunità locale aumentano in un prodigio costruttivo che ne attesta la vitalità. In particolare l’evoluzione in senso urbano di Classe è compiuta, tanto da essere appellata Civitas Classis nel celeberrimo mosaico in Sant’Apollinare Nuovo.
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Abbiamo realizzato per Space e in collaborazione con la soprintendenza a beni culturali della regione Sicilia, la ricostruzione della famosa Ara di Ierone, un altare sacrificale di quasi 500 anni prima di Cristo.
Il video, nella sua versione integrale, è visibile all’interno del museo dedicato nella Neapolis di Siracusa.
Il monumento si presenta di un bianco splendente per il forte sole siciliano; furono gli spagnoli a depredare le pietre asportabili dal monumento (base esclusa) per costruire dei manufatti in patria.
nel nostro caso la sfida principale è stata realizzare un monumento della dimensione di più di 200 metri sul lato maggiore senza che fossero visibili ripetizioni nella texture di facciata. La parte antistante all’altare serviva per la preparazione dei tori e prevedere delle pietre quadre con un anello a cui venivano legati i 450 bovini prima della loro uccisione.
Pubblichiamo alcune foto tratte dal video e un inserimento fotografico.
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All’interno del nuovo museo di Marsala trovano spazio tre nostre installazioni video, che presenteiremo in tre successivi articoli.
La grotta della Sibilla non è accessibile al visitatore perchè si trova sotto il duomo in un ambiente difficilmente raggiungibile, pertanto è stata fatta la scelta di ricostruirla come era in origine per permettere a chiunque di capirne struttura. Nella nostra ricostruzione, realizzata in collaborazione con Space spa di Prato e la soprintendenza per i culturali della Sicilia, riproduciamo la grotta come era prima di subire delle modificazioni sostanziali nel corso degli anni. Il video racconta la genesi della nostra ricostruzione, che è stata inserita poi in un video più completo e descrittivo che sarà visibile all’interno del museo.Piazza IV Novembre 13
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All’interno del nuovo museo di Marsala trovano spazio tre nostre installazioni video, che presenteremo in tre successivi articoli.
Si tratta in questo caso di recuperare resti di una antica casa romana di cui è stato recuperato solo il peristilio colonnato, cioè il cortile interno.
Nella nostra ricostruzione, realizzata in collaborazione con Space spa di Prato e la soprintendenza per i culturali della Sicilia, recuperiamo il giardino, le colonne con capitelli corinzi e due stanze di cui restano tracce di pavimenti musivi, accuratamente riprodotti.
Il video racconta la genesi della nostra ricostruzione, che è stata inserita poi in un video più completo e descrittivo che sarà visibile all’interno del museo.
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In occasione della visita in Italia di Sua Altezza Reale il Principe Carlo, il giorno 4 aprile si è tenuto alla British School of Rome un evento di presentazione del Convegno Internazionale dell’associazione INTBAU (International Network for Traditional Building, Architecture & Urbanism) della quale il Principe è fondatore e patrono. Il Convegno, organizzato dal Presidente di Intbau-Italia , Prof. Giuseppe Amoruso del Politecnico di Milano, è intitolato “Heritage, Place, Design: Putting Tradition into Practice”, e si terrà a Milano nei giorni 5 e 6 luglio 2017.
In questa circostanza il Prof. Alberto Sdegno, docente del Dipartimento di Ingegneria e Architettura dell’Università di Trieste, presente in qualità di rappresentante dell’Unione Italiana del Disegno e membro del Comitato Scientifico del Convegno Intbau 2017, ha esposto alcune attività di ricerca svolte presso l’Ateneo Triestino.
In particolare sono stati presentati alcuni modelli di ville di Andrea Palladio prodotti nel Laboratorio di Stampa 3D del Corso di Laurea in Architettura, presso il Polo Universitario di Gorizia, ed è stata presentata la ricerca finanziata con il Fondo di Ricerca di Ateneo dell’Università di Trieste F.R.A. 2013 (“Augmented Architecture”, coordinatore Prof. Alberto Sdegno) e parzialmente con il Prin 2010-11 (“Prospettive architettoniche. Conservazione digitale, divulgazione e studio”, coordinatore nazionale Prof. Riccardo Migliari, Sapienza Università di Roma). La sperimentazione ha previsto la restituzione in realtà aumentata dello spazio virtuale dipinto sulla grande tela di 5,55×13,10 m da Paolo Veronese nel 1573 intitolata “Convito in casa di Levi”, attualmente alle Gallerie dell’Accademia di Venezia. Tale lavoro era stato già presentato anche in occasione della 3° edizione di NEXT 2014, Salone Europeo dell’Innovazione e della Ricerca Scientifica.
Il Principe Carlo ha interagito direttamente con l’applicazione di simulazione in tempo reale in 3D prodotta dal gruppo di ricerca triestino che ha ricostruito la scena pittorica del quadro nelle tre dimensioni.
Gruppo di ricerca:
Prof. Alberto Sdegno
Arch. Silvia Masserano
Arch. Paola Cochelli
Arch. Denis Mior
Arch. Eleonora Gobbo
Ulteriori informazioni sul lavoro di ricerca nel saggio pubblicato sulla rivista scientifica SCIRES-IT del 2015: http://caspur-ciberpublishing.it/index.php/scires-it/article/view/11422
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